martedì 27 marzo 2007

Il confine della ricerca

Negli ultimi decenni la scienza ha conosciuto un inarrestabile sviluppo nei campi più disparati e la sua corsa al progresso continua tutt’oggi. La ricerca ha assunto il significato di utilità per l’uomo con lo scopo di raggiungere il "dominio" sulla natura. Anche se questo concetto era già presente nel 1600 con Bacone ("L’uomo, ministro e interprete della natura, tanto può agire e comprendere quanto, intorno all’ordine della natura, avrà appreso con l’azione e col pensiero; di più né sa, né può… Di conseguenza, questi due scopi gemelli, l’umana scienza e l’umano potere, si risolvono in definitiva in uno solo" ) e Cartesio ("L’invenzione d’una infinità di congegni che ci farebbero godere senza fatica dei frutti della terra e di tante altre comodità"), qualcosa da allora è cambiato: lo scienziato non è più libero di accrescere il nostro sapere, ma è condizionato dalla società e dalla politica, come una volta lo era per la religione. Un esempio significativo di queste costrizioni viene dalla seconda guerra mondiale: i ricercatori di metà novecento furono costretti a elaborare la prima bomba atomica, non per motivi economici, sociali o semplicemente conoscitivi, ma per motivi politici e militari. E così insieme ai dubbi sui limiti del pensiero umano, che già erano presenti in Montaigne ("Non c’è nulla di più ridicolo del fatto che questa creatura miserabile e meschina che è l’uomo, che non riesce nemmeno ad essere padrona di sé, si creda destinata ad esser padrona dell’universo, del quale non può conoscere e tantomeno dominare la benché minima parte") e Pascal ("L’uomo non è che una canna, la più fragile della natura, ma è una canna che pensa. L’uomo sa di essere miserabile, ed è tale; ma è anche grande, poiché ne è consapevole."), si aggiungono i dubbi sull’eventuale necessità di libertà o di limitazioni sulla ricerca scientifica.
Ormai politici e scienziati si chiedono se sia giusto che la scienza indaghi su tutti i campi per riuscire ad aumentare il nostro sapere e dunque a piegare le forze della natura alle nostre necessità o se sia più corretto vietare alcuni campi di indagine che possono andare a mettere in pericolo l’esistenza stessa dell’uomo (con scoperte militari, come le armi di ditruzione) e la sua individualità (con la clonazione). Le risposte sono numerose e differenti, il dibattito continua ad essere aperto, ma i ricercatori sembrano accumunati da una stessa ideologia: il sapere non va limitato e la religione o la politica non devono influenzarlo e farne uso negativo e pericoloso.
Così Heisenberg afferma: "Lo scienziato ha bisogno di sentirsi confermare da un giudice imparziale, della natura stessa, di aver compreso la sua struttura. E vorrebbe verificare direttamente l’effetto dei suoi sforzi."; e Hobsbawn aggiunge: "L’orrore di questi scienziati dinanzi al risultato ottenuto, i loro sforzi disperati all’ultimo minuto per impedire ai politici e ai generali di usare effettivamente la bomba, e in seguito i loro sforzi per opporsi alla costruzione della bomba all’idrogeno testimoniano della forza delle passioni politiche.".
Il pensiero più completo e significativo si ritrova tuttavia nelle parole di R. Levi Montalcini: "Ho speso tutta la mia vita per la libertà della scienza e non posso accettare che vengano messi dei chiavistelli al cervello: l’ingegno e la libertà di ricerca è quello che distingue l’Homo Sapiens da tutte le altre specie… Solo in tempi bui la scienza è stata bloccata.
Oggi più che mai bisogna affermare il principio che gli scienziati hanno il diritto di partecipare alle decisioni politiche piuttosto che essere vittime di movimenti oscurantisti ed antiscientisti.".
Bisognerebbe tuttavia trovare un accordo: considerando il fatto che il progresso delle scienze naturali è avvenuto sullo sfondo di paure e sospetti e il suo uso ha dimostrato di poter essere catastrofico, la ricerca scientifica andrebbe controllata da un organo legislativo imparziale, che non la limiti, ma la tuteli dalla società, dai governi e dalla Chiesa e impedisca la fuga di informazioni su nuove scoperte scientifiche che potrebbero avere risultati imprevedibili.

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